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Esposto a Siena il calco del presepe di Arnolfo

Esposto a Siena il calco del presepe di Arnolfo

La copia in gesso dell’originale custodito a Roma, rimarrà nel capoluogo per l’intera durata delle festività natalizie

di Simona Pacini

La copia del presepe di Arnolfo di Cambio (il primo assoluto realizzato nel mondo cattolico) in genere custodita nella cripta del museo San Pietro a Colle, sarà esposta a Siena, nella Cappella di Piazza del Campo fino al prossimo 10 gennaio. Il prestito del calco in gesso dell’originale scolpito in marmo dallo scultore e architetto colligiano, richiesto dalla sindaca di Siena Nicoletta Fabio, è stato concesso dal Comune di Colle per tutta la durata delle prossime festività natalizie.

Il primo presepe del mondo cattolico

Il presepe fu realizzato da Arnolfo nel 1291 su esplicita richiesta di papa Niccolò IV per la Cappella del Sacramento di una delle quattro basiliche papali romane, Santa Maria Maggiore.

La prima idea di rappresentare la Natività, però, risale a una settantina di anni prima, quando San Francesco d’Assisi mise in scena a Greccio, in provincia di Rieti, nella notte di Natale del 1223, un presepe vivente, con esseri umani e animali.

A Greccio, un paese a 700 metri di altitudine, in quel periodo erano frequenti le incursioni di lupi che decimavano il bestiame. Francesco non solo riuscì ad ammansirli ma decise anche di continuare a vivere in una capanna nella zona. In occasione di un viaggio in Palestina, il Santo aveva rilevato la somiglianza del borgo laziale con quello di Betlemme. Così gli venne l’idea di riprodurre la scena della Natività in una grotta del posto.

La tradizione del presepe vivente rivive a Greccio dal 1972 ogni anno, grazie alla Pro Loco, attirando moltissimi visitatori. Il presepe di Greccio è stato riprodotto in un uno dei ventotto affreschi, il tredicesimo per la precisione, della basilica superiore di Assisi dedicati alla vita del santo serafico e attribuiti a Giotto.

Nel 2005 il restauro da cui fu ricavato il calco

Nel 2005 il presepe di Arnolfo, che negli anni aveva subito diversi traslochi e rimaneggiamenti, fu smurato dal piccolo ambiente sotterraneo che lo custodiva dal 1590 e sistemato provvisoriamente nel Museo della Basilica Liberiana, dove fu sottoposto a restauro.

Arnolfo di Cambio

L’opera ha un’altra particolarità, oltre al primato come rappresentazione di un presepe. Rappresenta infatti due episodi distinti della tradizione cattolica cristiana, unendo alla Natività anche i Tre Re Magi.

La basilica di Santa Maria Maggiore a Roma è nota anche perché custodisce la mangiatoia in legno in cui, secondo la tradizione, sarebbe venuto alla luce Gesù. La realizzazione del presepe, nell'intenzione di papa Niccolò IV, era destinata quindi a decorare il preesistente oratorio dedicato alla Natività del Cristo nella navata destra della chiesa, dove si trova anche la reliquia della mangiatoia.

Dal Natale del duemila il presepe di Arnolfo di Cambio è stato riproposto come oggetto di culto. La Basilica romana di Santa Maria Maggiore, detta anche Sancta Maria ad Presepe, è anche la chiesa in cui veniva celebrata originariamente la messa di mezzanotte.

La basilica più amata da papa Francesco

Papa Francesco, che alcuni anni fa ha voluto riportare in auge questa tradizione,

celebrando una messa in forma privata per l’Immacolata Concezione nello stesso luogo in cui Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, ne recitò una in una notte di Natale del 1538, ha scelto Santa Maria Maggiore per la propria sepoltura. Un anno fa, il pontefice ha dichiarato che la sua tomba non sarà in Vaticano come quella degli altri papi, ma nella basilica dove tra l’altro è custodito il presepe di Arnolfo di Cambio.

Il calco del presepe nella cripta del San Pietro

Fino a pochi anni fa il museo di Arnolfo era visibile solo nella Capitale. In occasione del restauro dell’originale marmoreo, curato da Sante Guido e Giuseppe Mantella, dopo la smuratura dalla nicchia angusta nella quale era stato conservato dal 1586 al 2005, è stata eseguita una copia in gesso, quella che oggi (escluso naturalmente il periodo del prestito al Comune di Siena) è esposta in una cripta chiusa da inferriate, all’interno del Conservatorio di San Pietro a Colle Val d’Elsa.

Al museo, inaugurato il 18 marzo 2017, nella galleria dei personaggi illustri di Colle campeggia anche un busto di Arnolfo di Cambio, che rappresenta una figura centrale nella cultura artistica del Medioevo.

Come allievo di Nicola Pisano, Arnolfo lavorò alla realizzazione del pulpito del Duomo di Siena. Nel 1277 ebbe un’esperienza romana alla corte francese di Carlo d’Angiò. Tra le sue opere: la Fontana minore (o degli Assetati) a Perugia, incompiuta; la tomba del cardinale de Braye in San Domenico ad Orvieto; il ciborio di Santa Cecilia in Trastevere e quello di San Paolo, sempre a Roma, firmato con il socio Pietro (forse di Oderisi).

Arnolfo e Brunelleschi, due giganti dell’architettura

Arnolfo fu capomastro del Duomo di Firenze, di cui progettò la facciata il cui disegno è custodito nel Museo dell’Opera del Duomo a Firenze. Scolpì inoltre molte statue destinate alla stessa facciata, molte delle quali oggi sono conservate al Museo dell’Opera, allo Staatlichen Museeen di Berlino e in alcune collezioni private.

Ad Arnolfo è stata attribuita anche un’attività come pittore, legata alle Storie di Isacco della Basilica Superiore della Basilica di San Francesco ad Assisi.

La statua monumentale di Arnolfo, così come quella di Filippo Brunelleschi, entrambe realizzate dallo scultore fiorentino Luigi Pampaloni, è inserita in una nicchia laterale della facciata del Palazzo dei Canonici. È così che i due giganti dell’architettura possono rimirare per l’eternità il capolavoro da essi stessi realizzato.

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